BEST PRACTICE – SCREENSHOT WHATSAPP E SMS

BEST PRACTICE – SCREENSHOT WHATSAPP E SMS

Il Valore Probatorio degli Screenshot di WhatsApp e degli SMS: Le Ultime Riflessioni della Corte di Cassazione. 

Con la recente ordinanza n. 1254 del 18 gennaio 2025, la Corte di Cassazione ha riaffermato il valore probatorio dei messaggi WhatsApp e degli SMS, qualora questi vengano presentati in giudizio sotto forma di “screenshot”. Secondo la Suprema Corte, i messaggi conservati sui dispositivi mobili sono da considerarsi veri e propri documenti probatori, e, pertanto, possono essere utilizzati in Tribunale anche se riprodotti tramite una semplice fotografia, purché ne siano verificabili l’affidabilità e la provenienza.

La Corte ha equiparato l’uso degli screenshot di WhatsApp a quello delle e-mail, riconoscendo entrambi come documenti elettronici. In assenza di contestazioni, tali documenti sono idonei a fornire una prova legittima in sede giudiziale, in conformità con le disposizioni dell’art. 2712 c.c. Tale principio si inserisce in un consolidato orientamento giurisprudenziale, che già a partire dal 2000 aveva attribuito valore probatorio agli SMS e alle immagini inviate tramite MMS. Questo indirizzo è stato ulteriormente consolidato dalla Legge 40/2008, che ha equiparato i documenti elettronici a quelli cartacei, dando loro pari valore legale.

Nella prassi applicativa, la giurisprudenza trova numerosi esempi di applicazione: uno dei più frequenti riguarda il riconoscimento di un debito tramite messaggio WhatsApp, che, avendo valore legale, può legittimamente essere utilizzato per richiedere un decreto ingiuntivo. Un altro esempio significativo riguarda il licenziamento comunicato tramite WhatsApp, ritenuto valido in quanto conforme ai requisiti di forma scritta previsti dalla legge 604/1966.

L’equiparazione dei messaggi WhatsApp e SMS a documenti probatori ha sollevato, tuttavia, il tema del loro disconoscimento. Secondo la giurisprudenza, nel caso in cui un messaggio venga disconosciuto nel corso del processo, il giudice ha la facoltà di valutarne liberamente il valore probatorio. In alcuni casi, questi messaggi possono essere considerati come prove indiziarie o presuntive, qualora siano supportati da ulteriori elementi probatori, come testimonianze o altri documenti. Tuttavia, qualora il messaggio in questione abbia un’importanza determinante per la causa e venga disconosciuto dalla parte avversa, il giudice potrebbe essere chiamato ad effettuare un approfondimento ulteriore.

In questo contesto, sussiste una differenza fondamentale rispetto al disconoscimento di una scrittura privata, il quale impone una procedura formale di verificazione. Al contrario, il disconoscimento di uno screenshot di un messaggio WhatsApp o di un SMS non richiede tale formalità.

In conclusione, la recente ordinanza della Corte di Cassazione sancisce definitivamente l’importanza e il valore probatorio dei messaggi WhatsApp e degli SMS, riconoscendoli come documenti elettronici pienamente utilizzabili in sede giudiziale, purché ne venga garantita l’affidabilità e la provenienza.



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